Il numero dei crimini in continuo aumento e la grande varietà di reati, vengono spesso puniti con il carcere, una misura estrema che ha il compito di far riflettere sulle azioni compiute e maturare una sorta di pentimento in funzione di un riscatto.

Non è affatto improbabile che una volta scontata la pena il soggetto sia maturato e possa reinserirsi nella società, ma a volte la sua personalità subisce delle influenze negative che mettono in maggior rilievo la parte peggiore del suo carattere.

Ed è proprio dal primo momento e durante la reclusione, che la figura dello psicologo penitenziario è molto importante, il suo lavoro infatti consiste principalmente nell’aiutare una persona ad analizzare e metabolizzare le sue azioni, seguendo quindi un percorso che lo porterà ad ottenere una piena riabilitazione.

Lo psicologo che opera in carcere viene considerato al pari di quello giuridico e forense, con una maggior attenzione rivolta alle dinamiche cognitive, emotive e comportamentali ed ai possibili cambiamenti per un corretto reinserimento nel tessuto sociale.

Non è certo un lavoro semplice, spesso ha a che fare con crimini di tutti i generi, ottenere un buon risultato finale dipende molto anche dalla capacità di creare un dialogo empatico, un legame di fiducia e non per ultimo esser dotato di una buona comunicazione ed una buona capacità di ascolto.

Il compito dello psicologo penitenziario è davvero importante ed allo stesso tempo delicato, non si tratta solo di fare una classificazione mirata a formulare un profilo psicologico del detenuto, ma anche a limitare o contenere i danni psicologici che una carcerazione può determinare, specialmente se si tratta della prima volta.

Il dialogo costante che trasmette la sensazione di essere ascoltato, permette allo specialista non solo di analizzare insieme i presupposti e le conseguenze di un reato, ma soprattutto di influire in maniera positiva sulla zona buia della mene umana.

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